Carissimo Nando,
prof.
Spesso ti apostrofavo così per divertirmi e assistere alla tua irritazione. Mostravi platealmente disappunto. E poi ridevi. Creare scompiglio ti divertiva. Eri un maestro burlone. Eppure si poteva uscire da un dialogo con te, con la vita e i pensieri stravolti. Con progetti di lavoro lunghi anni. Con sentimenti d’urgenza e di operosità o con il più totale sconforto. Retrocedendo da una strada senza uscita o precipitando nel vortice di un punto di vista che avevi ribaltato. Parlavi molto. Facevi anche tante domande, e ascoltavi. Questa tua maieutica sembravi esercitarla senza intenzione, quasi per gioco. Non la prendevi mai troppo sul serio.