La Repubblica, 5 novembre 2020
Intellettuale atipico, è stato autore di studi fondamentali sulla Commedia dell'Arte e di lavori innovativi sulle grandi riforme di scena del Novecento, a partire dall'Odin Teatret. Aveva 78 anni.
È stato una delle figure preminenti e un punto di riferimento negli studi della storia del teatro, oltre che un intellettuale atipico, amatissimo dagli studenti e dalle nuove generazioni, per la sua personalità originale - la sua "tenuta" classica era, sciarpa indiana al collo e colorati fez sul capo - e per la qualità intellettuale della sua "militanza" accanto alle nuove tendenze e ai nuovi linguaggi della scena. Ferdinando Taviani è morto a 78 anni a Roma dove, spezzino di nascita, abitava da sempre. Era docente emerito dell'Università dell'Aquila, coronamento di una lunga carriera accademica costellata di studi fondamentali per il teatro, a partire dalle ricerche sulla Commedia dell'Arte fino ai lavori innovativi sull'Odin Teatret, il celebre gruppo internazionale diretto da Eugenio Barba, a sua volta considerato un caposaldo nelle grandi riforme teatrali del secondo Novecento. Taviani si era formato con Giovanni Macchia, accanto a studiosi quali Ferruccio Marotti e Fabrizio Cruciani. Con loro aveva dato vita a un gruppo di lavoro, a cui via via si erano aggiunti anche Franco Ruffini, Nicola Savarese, Hans Drumbl e molti altri anche più giovani e insieme, da subito, avevano compiuto una svolta nella disciplina teatrale, non solo nella rilettura originale del repertorio storico ma anche nello slancio di un legame sempre più diretto tra le riflessioni accademiche e la pratica del teatro.
Per Taviani decisivo è stato l'incontro con l'Odin che egli vide per la prima volta nel 1970. Tre anni dopo, allora docente all'Università di Lecce, lo invita con uno spettacolo e nel '74 organizza il soggiorno del gruppo nel Salento, diventandone il consigliere letterario fino ad oggi. Quell'esperienza trova una summa teorica in Il libro dell'Odin (Feltrinelli), considerato una pietra miliare negli studi teatrali contemporanei. "Era accanto a noi anche quando visitammo nel 1976 per la prima volta l'America Latina e scoprimmo che esistevano le isole galleggianti del Terzo Teatro, i gruppi teatrali che credevano che si potesse cambiare se stessi e addirittura la società", lo ricorda oggi Eugenio Barba con cui nell'80 è stato tra i fondatori dell'International School of Theatre Anthropology (ISTA), altra invenzione controcorrente: una scuola itinerante e internazionale di antropologia teatrale, cioè dedicata alla ricerca pura delle tecniche dell'attore, perlustrata e sviluppata grazie all'apporto congiunto di un gruppo internazionale di studiosi che lavora a stretto contatto con artisti del teatro orientale e occidentale. Oltre a una serie di interessanti approfondimenti teorici anche sul teatro di Jerzy Grotowski, Taviani è stato fondamentale in campi più "classici": i suoi studi sulla Commedia dell'Arte (La Commedia dell'Arte e la Società Barocca, Bulzoni e Il segreto della Commedia dell'Arte, in collaborazione con Mirella Schino pubblicato con Casa Usher, tradotto anche in Francia ), sono considerati punti di riferimento nella bibliografia internazionale, insieme a Uomini di scena, uomini di libro (Il Mulino) e Teatro e spettacolo nel primo Ottocento scritto con Claudio Meldolesi (Laterza). È stato, inoltre, tra i fondatori della rivista di alti studi teatrali Teatro e Storia (Mulino) e tra gli ultimi apporti, nel 2006, per il volume Luigi Pirandello, Saggi e interventi pubblicato nei Meridiani Mondadori sull'autore siciliano, suo è il saggio introduttivo La minaccia d'una fama divaricata. Da ricordare infine anche Contro il mal occhio, del 1997, divertente per la vena acutamente polemica e ironica che ha sempre contraddistinto il suo sguardo di studioso.